L’aumento della popolazione anziana induce sempre più frequentemente il linfologo a confrontarsi con il paziente geriatrico affetto da edema (arti inferiori o superiori, genitali) con frequente presenza di comorbilità, con quale è necessario avere un corretto approccio.
Prima considerazione da fare: in quale età rientra il paziente geriatrico?
La senescenza progressiva viene considerata tra i 65 e75 anni e l’età senile tra i 75 e 90 anni, ma più che età anagrafica è importante prendere in considerazione il concetto di età funzionale cioè quell’equilibrata sintesi di abilità biologica-psicologica-socio/culturale del paziente.
L’edema nel paziente geriatrico richiede sempre un’attenta valutazione clinica per capirne le differenti cause, in modo da applicare un management adeguato al fine di risolverlo evitando complicanze generali e locali.
Durante la valutazione clinica è necessario effettuare una attenta anamnesi ed un esame obiettivo generale e locale, valutare gli esami di laboratorio recenti e considerare la terapia farmacologica effettuata nella considerazione che alcuni farmaci sono edemigeni.
Il clinico deve sempre considerare che l’edema presentato può essere causato da malattie sistemiche (come insufficienza cardiaca, epatopatia, insufficienza renale, ipotiroidismo, obesità) o da condizioni locali (ipertensione venosa, linfedema primario o secondario, cancro avanzato, edema da disuso per problemi neurologici, inattività o debolezza muscolare) che possono coesistere.
Attraverso l’esame obiettivo si devono ricercare segni di eventuale coinvolgimento venoso o arterioso che, quando presenti, inducono ad una valutazione strumentale (Ecocolor-doppler) per meglio determinare il management dell’edema.
Durante l’approccio al paziente geriatrico è inoltre fondamentale anche la valutazione della dimensione funzionale (difficoltà ed abilità residue), la presenza di disturbi neurodegenerativi, lo stato psicologico così come la condizione familiare-socio-economica.
L’approccio clinico nel paziente geriatrico è sicuramente complesso e molto spesso è necessario un team work allargato multidisciplinare e multiprofessionale con inclusione del medico di medicina generale e, se prevista, del caregiver.
Necessaria inoltre una visione olistica al fine dell’attuazione di un programma riabilitativo personalizzato che comprenda una strategia mirata al fine di migliorare la qualità della vita del paziente geriatrico.
Come valuta il linfologo il caso clinico che si presenta alla sua attenzione?
Ovviamente attraverso una attenta valutazione clinica basata sull’anamnesi e sull’esame obiettivo.
Con l’anamnesi si indaga sulla familiarità, su eventuali traumi recenti o pregressi , su precedenti processi flogistici, sugli esiti di intervento chirurgico e/o di radioterapia, sulla terapia farmacologica in atto, ma anche sull’epoca, la modalità e la sede di insorgenza, le possibili complicazioni avvenute ed il risultato derivante da eventuali trattamenti specifici effettuati.
Attraverso l’esame obiettivo sia generale, per escludere l’origine sistemica dell’edema, che locale basato sulla semeiologia linfologia classica, si possono apprezzare le caratteristiche fisico-semeiologiche del linfedema ponendo la diagnosi differenziale con altre patologie edemigene.
Necessaria anche la valutazione della dimensione funzionale del paziente, così come lo stato psicologico, la qualità della vita percepita, i bisogni ed il contesto ambientale dove è inserito unitamente alla sua condizione socio-economica-culturale.
La valutazione clinica è dunque non sostituibile, ma può essere necessaria l’integrazione con la diagnostica sia di immagini (la Linfoscintigrafia per lo studio anatomo-funzionale del sistema linfatico, l’Ecocolordoppler nel sospetto di co-interessamento venoso ed arterioso, l’Ecografia ad alta risoluzione per esaminare le caratteristiche tissutali, ecc.) che di laboratorio (es. il test genetico nell’ambito del linfedema primario).
La valutazione clinica, con una ampia visione olistica del paziente, associata alla diagnostica strumentale, quando ritenuta necessaria dal linfologo, unitamente al funzionamento della persona e alle risorse disponibili, è alla base della decisione di presa in carico globale del paziente, con l’apertura di un progetto riabilitativo che contenga un programma sempre personalizzato espressione della strategia terapeutica-educativa progettata all’interno del team work.
8°CONGRESSO NAZIONALE ITALF-2°CONGRESSO NAZIONALE LIO
Roma, 26-28 settembre 2024
QUADRI ECOGRAFICI A CONFRONTO
INTRODUZIONE/SCOPO DELLO STUDIO
La diagnosi di Lipedea puro, malattia eredo-familiare, infiammatoria, cronico-degenerativa ed invalidante, si basa sull'esame clinico, tuttavia l'esame ecografico tridimensionale (3D) tissutale risulta molto utile nella valutazione della struttura del tessuto adipo-fasciale.
In questo studio, la diagnostica ecografica 3D ha portato alla scoperta di importanti caratteristiche dell’adipo-fascia nel Lipedema, precedentemente non evidenziate utilizzando l’ecografia bidimensionale (2D).
MATERIALE E METODI
Si è deciso di applicare la diagnostica ecografica 3D nella valutazione tissutale del Lipedema utilizzando un'adeguata sonda (17MHz) posizionata direttamente sulla cute, con scansioni longitudinali-trasversali su punti marker costanti. Lo studio è stato condotto su pazienti con Lipedema puro (60 stadio I, 42 stadio II e 20 stadio III - tipo 3), tutte donne non obese, di età compresa tra 18 e 62 anni, arrivate al Centro Studi Pianeta Linfedema. Il coinvolgimento venoso o lminfatico (esame obiettivo e valutazione con Eco-color-doppler) era assente in tutte le pazienti.
RISULTATI
In tutti gli stadi clinici la diagnostica ecografica 3D, come il 2D, ha evidenziato una normale rappresentazione ecografica del complesso epidermide-derma ed un aumentato spessore del tessuto sottocutaneo dovuto all'ipertrofia dei lobuli adiposi separati da setti connettivali ispessiti, chiaramente evidenziabili rispetto all’ecografia 2D nelle cui immagini appaiono adesi. Inoltre i lobuli adiposi disomogenei mostrano chiaramente con il 3D una aumentata anecogenicità all’interno dovuta, secondo l’autore, alla presenza di fluido in parte libero e in parte legato ai glicosaminoglicani in forma gel. Negli stadi II-III si è notato un progressivo aumento dell'ecogenicità tissutale dovuta alla di fibrosi della fascia poco evidenziabile con l’ecografia 2D. In tutti i casi è risultata assente la componente fluida libera nel tessuto sottocutaneo, ma evidente una aumentata anecogenicità lungo la fascia superficiale e profonda dovuta a fluido non libero, ma legato alla fascia stessa (studio sperimentale effettuato dall’autore).
DISCUSSIONE/CONCLUSIONI
CHRONIC OEDEMA IN THE ELDERLY
MARINA CESTARI
Aims
Chronic oedema in the elderly may require a clinician’s skill to identify the persistent swelling (limbs, trunk, genitalia, head, neck) that has been present for more than 3 months, and to understand the different causes in order to apply the proper management with patient compliance and/or eventual caregiver’s collaboration.
Description
In the clinical assessment of chronic oedema in the elderly, a patients’s medical history, a general and local physical examination, the laboratory evaluation is required, and the ongoing drug therapy because some drugs may cause oedema.
The clinician has to consider that the swelling may be caused by coexisting or non-systemic diseases including heart failure, hepatic cirrhosis, kidney insufficiency, hypothyroidism, obesity as well as local conditions such as venous hypertension, primary/secondary lymphoedema, advanced cancer, dependency oedema (neurological problems, inactivity/muscle weakness, respiratory insufficiency).
During the physical examination signs of venous and arterial involvement may be investigated, and when present, they lead to a diagnostic instrumental evaluation to better determine the management.
Outcome
Careful clinical assessment is fundamental in order to identify chronic oedema in the elderly as well as the causes, due to often coexisting diseases, in order to schedule a prompt appropriate management, and to avoid local complications.
Evaluation of impact
8°CONGRESSO NAZIONALE ITALF-2°CONGRESSO NAZIONALE LIO
Roma, 26-28 settembre 2024
LINFEDEMA: TRA PASSATO E FUTURO
INTRODUZIONE/SCOPO DELLO STUDIO
Lo scopo di questo studio è quello di comprendere il ruolo pioneristico di chi ha preceduto nello studio della circolazione linfatica, inizialmente solo con strumenti intellettuali ed intelligenti intuizioni, pensiamo a Gaspare Aselli, e successivamente agli studi anatomici nella seconda metà dell’ottocento che hanno condotto, nella prima parte del novecento, alla nascita della linfologia moderna. Nelle decadi successive si è avuta la possibilità, visualizzando i vasi linfatici, di studiarne la fisiologia, con la possibilità di comprendere le patologie linfatiche ed attuare approcci terapeutici precedentemente impensabili.
Negli ultimi due decenni si è assistito ad un crescente interesse verso l’Intelligenza artificiale applicata alla medicina ed attualmente diversi ambiti come l’apprendimento automatico, i modelli fuzzy, l’apprendimento profondo e la robotica sono stati messi in pratica nel linfedema, anche se sono necessari ulteriori studi scientifici per verificarne i risultati.
MATERIALE E METODI
Lo studio è stato effettuato con l’intento non solo cronologico del passato, ma soprattutto sulla interpretazione dell’approccio che i maestri del passato hanno avuto verso l’anatomia e la fisiologia del sistema linfatico. Inoltre con uno sguardo allo stato dell’arte, ci si è voluto inoltrare nel futuro anche se diversi ambiti dell’intelligenza artificiale sono già utilizzati e sembrano, dai primi dati, adeguati nell’ambito della prevenzione, diagnosi e management del linfedema e della genetica.
RISULTATI
Il nostro lavoro clinico-diagnostico-terapeutico è legato al lavoro pioneristico dei maestri del passato, soprattutto agli studi anatomici della seconda metà dell’800. Ovviamente solo grazie agli studi successivi quando si è potuto studiare, visualizzandoli, i vasi linfatici e comprenderne la fisiologia, è avvenuta la svolta nella comprensione della patologia linfatica e dunque ad un iniziale approccio terapeutico che poi si è sviluppato nei decenni successivi grazie ai grandi maestri della recente storia della Linfologia purtroppo scomparsi ed agli allievi che hanno avuto la formazione a stretto contatto con loro.
DISCUSSIONE/CONCLUSIONI